De reditu

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Anonimo olevanese (Discussione | contributi)

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-'''DE REDITU''' 
-Città del Sole 3 dicembre 2001 
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-Dopo essere andato via molti anni fa con tanta rabbia in corpo, oggi torno nel mio piccolo paese sempre con un certo piacere. Non avrei scommesso una lira che questo potesse succedere e non so perché avviene, eppure è così … e non me ne rammarico. Probabilmente sapere che è andata via tanta gente che conoscevo mi dà il timore che il rinvio di un’eventuale rimpatriata mi tolga la possibilità di vedere per l’ultima volta persone a me care; forse, invece, ritorno con un certo compiacimento perché non rientro del tutto sconfitto, ma soddisfatto di un più che dignitoso pareggio o anche perché si tratta pur sempre di tuffarsi nel passato, in un tempo che in ogni caso dà momenti di serenità, che porta lontano dal campo di battaglia di tutti i giorni, che allontana, almeno per un poco, dai soliti pensieri e problemi ... non lo so!<br />In ogni caso il tempo sembra essersi fermato! Niente è cambiato dal giorno che partii … la strada continua ad avere la stessa cellulite di 20 anni fa. Fu Luigina a dire, con la sua semplicità disarmante, con il suo umorismo naif, che la strada “dentro Campo” aveva la cellulite. Eravamo nella mia Fiat 500 grigia; sfidando un posto di blocco dei carabinieri (che forse finsero di non vederci) e le leggi della fisica, eravamo saliti in sette/otto sulla mia piccola utilitaria. Non ricordo più chi c’era con noi. Probabilmente erano ragazzi e ragazze usciti da scuola che facevano l’autostop per ritornare a casa; mi sembra che fossero amici di Luigina che non volevamo lasciare a piedi: li prendevo a bordo, infatti, l’uno dopo l’altro.  
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-O M I S S I S 
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-Mi piacerebbe sapere come vive adesso, se è soddisfatta di sé e della sua vita, se si ricorda ancora del vecchio Tuscio maledetto e se lo ha perdonato… forse, però, mi ha dimenticato del tutto ed il solo pensarlo mi da un dispiacere grandissimo.<br /> Una volta, però, ora che ci penso, sono sicuro di averla sognata e nel sogno non mi è sembrata arrabbiata con me. Il brutto, però, è che lei mi è sembrata indifferente; purtroppo era un sogno fatto poco prima di svegliarmi, all’alba, quando sogno e vita reale si confondono.(***) perché riteneva di essere qualcosa di più; eravamo amici; ed io la chiamavo sempre con il suo nome: Luigina. Ricordo quando le feci provare l’”ebbrezza” di guidare la mia 500, pochi metri che sembravano chilometri, e la sua felicità per aver fatto qualcosa di diverso. Il suo candore mi commuoveva; a volte le piaceva comportarsi come una bambina e gioire anche di cose piccole, spesso insignificanti, ma che lei riteneva molto trasgressive, una sfida al tran tran quotidiano, una scossa all’appiattimento della vita, la rottura della routine di un paese sonnacchioso e pigro … era la sua ribellione contro il sistema, la sua dura rivolta contro il mondo, la sua accanita battaglia contro i mulini a vento, la sua guerra santa. Erano le sue rivoluzioni che altrimenti non avremmo fatto mai. Sia chiaro: non mirava ad azioni eccezionali o spettacolari, non voleva compiere gesti clamorosi, bensì diversi, insoliti e che avrebbero dovuto suscitare curiosità se non attenzione. <br />Quella volta che eravamo andati alla [[grotta di San Michele]], il 29 settembre dell’anno in cui morirono i due bambini, mi chiese di girare, dentro "[[il giardino del Papa]]”, intorno ad un masso, tanto per fare qualcosa che nessuno avrebbe fatto mai … <br /> 
-http://lnx.pksoft.it/pkakira/albums/userpics/10003/normal_olevano-01-016.jpg 
-La croce sovrastante il Giardino del Papa (foto di Luca Capone) 
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-O M I S S I S  
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-<br />Ma ritorniamo a dove eravamo rimasti …Quando era il tempo della raccolta, quotidianamente zio Lazzariello si recava nel suo campicello, raccoglieva un certo numero di fichi d’India e li portava a vendere, casa per casa, porta a porta. Erano molto saporiti i suoi frutti perché maturati al sole e colti al momento giusto; di conseguenza li vendeva in un batter d’occhio. Egli li metteva in una cassa e girava per le vie del paese … quando lo vedevano arrivare con la cassetta sulla testa, le massaie uscivano davanti all’uscio con un piatto in mano e lo chiamavano. Zio Lazzariello sbucciava davanti al cliente i frutti richiesti, intascava le monete (cento lire al pezzo) e passava oltre. Il pagamento era rigorosamente in contanti. Accadde una sera che una signora chiamò mio zio e gli diede trecento lire per tre fichi. Zio Lazzariello intascò le monete, ma di fichi gliene diede solo due. Allo stupore della donna, mio zio ribatté: “Tuo figlio l’anno scorso si è comprò un fico senza darmi i soldi. Adesso è giunta l’ora del “pagamento”!”. La donna conoscendo l’assoluta onestà di mio zio, non replicò, ma (era lei stessa a raccontare il gustoso aneddoto a mia madre) appena rientrata in casa, chiamò suo figlio e gli chiese se era vero il fatto. Il ragazzo ammise il suo debito … questo a conferma della pignoleria dello zio oltre che della sua intransigenza verso tutte le furbizie, grandi o piccole, volontarie o involontarie che fossero. 
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-http://lnx.pksoft.it/pkakira/albums/userpics/10002/thumb_Anonimo_olevanese.jpg 
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-Anonimo Olevanese da piccolo osserva il mondo 
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