Borgo Valle

Da Pklab.

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Revisione 17:07, 22 Mar 2006

BORGO VALLE ovvero la patria di Carlo Carucci

La borgata Valle (o Borgo Valle, come si diceva una volta, molti lustri addietro), non è situata in una vallata, come potrebbe far intendere il nome, ma è come adagiata su un dolce declivio o, per usare l’espressione più appropriata di una famosa canzone di qualche lustro fa, “disteso come un vecchio addormentato”. Essa deve il suo nome al fatto di essere “a valle” rispetto al castello e a Salitto. Essa, infatti, è l’ultima borgata che si incontra partendo da Salitto e diretti verso Ariano. Dopo Valle ci sono due chilometri di strada tra gli ulivi, senza incontrare neppure una casa … poi si giunge ad Ariano.

Valle merita l’appellativo di borgo in quanto è davvero la tipica borgata medioevale che ci si aspetta di vedere: poche case appollaiate su una piccola altura, lontana dai veri centri abitati, immersa nel verde e nella tranquillità, sonnacchiosa e pigra ove il tempo sembra essersi fermato o, almeno, scorrere molto più lentamente. Essa ha proprio l'aspetto di un piccolo paese del Medioevo o, si perdoni l’accostamento, quello di un grande presepe. Gli abitanti di Valle, per conto loro, sono fieri di questo tutto sommato splendido isolamento, orgogliosi di essere “Vallanesi” perché memori di una grande tradizione. Nessuno di essi, per altro, si è mai sentito appartenente ad una delle frazioni più grandi, né a Salitto né ad Ariano. Un tempo si diceva che “fisicamente” Valle apparteneva alla frazione di Salitto, ma “politicamente” era stata assegnata ad Ariano per ingrandire quest’ultima frazione e consentirle di essere “capoluogo” di Olevano sul Tusciano. Resta il fatto che Borgo Valle si è sempre ritenuta “indipendente” e non appartenente a nessuna delle suddette frazioni.

Oggi, nonostante nella borgata sia possibile vedere di nuovo bimbi giocare e schiamazzare, i “Vallanesi” sono davvero pochi. Fino a qualche anno fa, però, verso la fine degli anni 50, circa quattrocento anime vivevano nella borgata: tutte le case erano abitate, anche locali in seguito adibiti a cantine, a stalle o addirittura abbandonati. Il calo demografico, causa una migrazione diretta non solo verso le altre frazioni, è stata inesorabile ed anche abbastanza rapida. Già nel 1968, da un censimento effettuato dagli scolari della locale scuola elementare, Borgo Valle contava solo 151 abitanti; 20 anni dopo circa un’ottantina; oggi tanta, troppa gente è andata via … qualcuno per sempre.

Nonostante il suo isolamento, Borgo Valle è stata per decenni piena di vita e ricca di gloria e quasi autarchica. Fin dagli anni ’50, essa aveva la sua scuola elementare, anche se con due soli insegnanti per tutte e cinque le classi … dell’asilo infantile, all’epoca, non se ne avvertiva certo il bisogno. Oltre alla scuola, esisteva anche il “Circolo”, un locale che fungeva via via da negozio di alimentari, da bar e da luogo di ritrovo; la gente vi si riuniva la sera per “vedere la televisione”, per giocare a carte, per bere qualcosa e per scambiare quattro chiacchiere. Esso si trovava proprio a fianco della chiesa (faceva parte di essa, in verità) quasi a voler stabilire un legame tra il luogo che in cui si curavano le anime e quello in cui ci si occupava del benessere del corpo.

Il Circolo rimase aperto fino alla metà degli anni ’60; poi chiuse i battenti e fu un vero peccato, anche se già la televisione entrava ormai nelle case e le automobili erano più comuni ... sicuramente aveva assolto i suoi compiti principali, quelli per i quali era stato aperto, ma, probabilmente, poteva essere ancora utile, pur se con funzioni diverse.

Potevano mancare i luoghi di culto? A Borgo Valle sono visibili ancora le rovine del convento cinquecentesco “Santa Maria di Costantinopoli”, ormai in un desolante stato di abbandono e di degrado. Esso si erge ancora, là, non più maestoso come un tempo; nessuno più lo visita anche perché difficile da raggiungere … nei giorni di nebbia o di tempo cattivo assume un aspetto sinistro, quasi pauroso: davvero il fantasma di quella che pure era stata un’opera meravigliosa. Ai piedi del convento, quasi di fronte alla cava, si incontra una piccola chiesetta che, date le dimensioni, tutti chiamano “a Marunnèlla” (la Madonnina) e lì, dopo la curva, finisce Valle. Per la Santa Messa, per i battesimi, matrimoni, per l’estremo saluto a chi lascia questa terra e per le altre funzioni religiose, gli abitanti si riunivano, e tuttora riuniscono, nella chiesa della “Madonna del Rosario” (‘a Marònna ra Valla), distrutta dal sisma del 1980 e ricostruita più bella di prima. Davanti alla chiesa c’è la piazzetta, detta di San Biagio (Santiàso), dove spesso la gente prende il fresco all’ombra di un tiglio che sta lì da tempo immemore. Per molti lustri generazioni di bimbi hanno trascorso ore serene in quella piazza e si sono divertiti con i loro giochi, indisturbati e senza pericolo.

Il 7 ottobre la piazza è addobbata per la festa della Madonna del Rosario istituita per celebrare la splendida vittoria che la flotta cristiana, comandata da don Giovanni d’Austria, ottenne su quella musulmana nelle acque di Lepanto il 7 ottobre del 1571. Tale festa si celebra tuttora, anche se spostata alla prima domenica successiva al 7 ottobre e dando più risalto al carattere religioso rispetto a quello mondano ... questo cambiamento, però, più che ad un risveglio mistico, sembrerebbe imputabile a carenze economiche.

Ultimamente il piccolo pezzo di terreno al fianco della chiesa è stato spianato e vi è stata posta una statua di San Pio di Pietrelcina e qualche panchina … lì, soprattutto nelle sere d’estate o primavera, i fedeli si radunano per recitare il Santo Rosario.

Orgoglio di Valle, e motivo di vanto, è l’aver dato i natali al grande storico Carlo Carucci. Ancora oggi esiste la casa che lo vide nascere e dove nacque anche il canonico Giacinto Carucci. Di essi si parlerà, magari più diffusamente, in altre occasioni. Per il momento diciamo solo che “don Carlino”, “’o professore”, come affettuosamente lo chiamavano quelli che lo avevano conosciuto in vita, ha dato lustro, con le sue opere e con la sua attività, non solo a tutto Olevano sul Tusciano, ma anche a Salerno, città in cui visse. Il comune olevanesi gli intitolò la scuola elementare di Salitto, ma non risulta che gli sia stata dedicata una via o una piazza. Se fosse vero, sarebbe ora che qualcuno tentasse di ovviare a tale mancanza e rendesse giustizia a questo personaggio che per Olevano ha fatto sicuramente più di ogni altro, sia come studioso, sia come amministratore.

Tra le opere storiche di don Carlo Carucci, è qui doveroso ricordare il gustoso libretto (purtroppo introvabile) dal titolo “Settembre 1943 – La battaglia di Salerno vista dalla Borgata Valle di Olevano sul Tusciano – diario”. In questo libro, diario di quel triste periodo, erano citati i personaggi più noti e riportati alcuni episodi che, sia pur ripresi da altre fonti, sono riportati pure nei libretti del MAO, ai quali si rimanda. Poi tanti personaggi scomparirono, mentre il terremoto sembrava aver dato il colpo di grazia a quella graziosa borgata.

A distanza di quattro lustri da quello spaventoso sisma, Borgo Valle si sta leccando ancora le ferite, ma nuova linfa sembra animarla e darle vita ... e sicuramente i tanti personaggi che la caratterizzarono e la resero grande da lassù sorridono compiaciuti.

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