Aristofane

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-Anche ne "'''La festa delle donne'''" (Tesmoforiazuse), rappresentata nelle grandi Dionisie del 411 a.C., Aristofane conferma il proprio interesse per i problemi riguardanti l’emancipazione femminile. Qui è preso di mira, come in altre occasioni, il poeta tragico [[Euripide]], accusato di misoginia e che tante volte aveva messo in scena l’aspetto peggiore delle donne.+Anche ne "'''La festa delle donne'''" (Tesmoforiazuse), rappresentata nelle grandi Dionisie del [[V SECOLO AC|411 a.C.]], Aristofane conferma il proprio interesse per i problemi riguardanti l’emancipazione femminile. Qui è preso di mira, come in altre occasioni, il poeta tragico [[Euripide]], accusato di misoginia e che tante volte aveva messo in scena l’aspetto peggiore delle donne.
=== Le Rane === === Le Rane ===

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ARISTOFANE

Commediografo per ogni epoca

G0002Ari.jpg busto di Aristofane (foto scaricata da Internet)

Table of contents

La vita

Aristofane nasce nel demo attico di Citadene intorno al 445 a.C.. Le poche notizie sulla sua vita ci provengono direttamente dalle sue commedie. Secondo quanto lui stesso afferma negli “Acarnesi”, sembra che abbia avuto possedimenti nell’isola di Egina. Questa notizia e l’altra, inconsistente, relativa ad un processo intentatogli da Cleone per usurpazione di titolo di cittadino, crearono dubbi sul suo luogo di nascita.
Possiamo, in ogni caso, affermare con certezza che Aristofane ebbe una cultura vasta e raffinata. Sappiamo pure che, nonostante la passione politica che traspare dalle commedie, il poeta non prese mai parte attiva alla vita politica ateniese.
Nel tempo in cui scriveva Aristofane, i poeti comici godevano della più assoluta libertà di parola e se pure qualche processo era loro intentato, se la cavavano sempre bene … poi questa libertà di parola fu ridotta ed Aristofane, probabilmente, subì un processo. Da questo il poeta fu assolto, ma il fatto gli fece capire che ormai i tempi stavano cambiando. Da allora più che di singole persone, il commediografo prende di mira la situazione politica nella sua interezza.
Oltre a quella politica, però, Aristofane fa anche satira sociale e culturale, prendendo di mira soprattutto i sofisti (con Socrate confuso per uno di loro) ed Euripide.
Aristofane morì in Atene verso il 384 a.C..

Le opere

Aristofane fu un commediografo molto fecondo. Come si è detto, egli scrisse commedie che affrontavano vari argomenti (politica, costume, educazione, cultura). Nella biblioteca di Alessandria erano conservate 44 sue commedie (di cui quattro ritenute spurie ed attribuite ad Archippo); di queste ne sono state conservate 11 intere: Gli Acarnesi, Cavalieri, Le Nuvole, Le Vespe, La Pace, Gli Uccelli, Lisistrata, La Festa delle donne (Tesmoforiazuse), Le Rane, Le Donne a Parlamento (Ecclesiazuse) e Pluto, mentre delle altre, oltre i titoli, abbiamo solo qualche migliaio di frammenti.

Banchettanti

Aristofane esordisce giovanissimo, alle gare Lenee del 427 a.C., con i “Banchettanti” ed ottiene il secondo premio. In questa commedia, presentata sotto il nome del maestro del coro Callistrato e andata perduta, l’autore affronta i problemi dell’educazione.

I Babilonesi

Con “I Babilonesi”, presentata l’anno successivo (426 a.C.) ed anch’essa perduta, il commediografo prende posizione contro la politica del potente demagogo Cleone, attirandosi l’ostilità di quello e forse anche un’azione giudiziaria, dalla quale probabilmente fu assolto.

Gli Acarnesi

Con “Gli Acarnesi”, la prima delle commedie pervenuteci, Aristofane inizia anche la sua battaglia culturale contro il partito della guerra e del militarismo attraverso la vicenda di Diceapoli, un contadino attico che conclude da solo una pace separata con l’eterna nemica Sparta. Con questa commedia ottiene anche il primo posto nelle feste Lenee del 425 a.C., superando i due maggiori commediografi del tempo: il famoso Cratino ed il contemporaneo Eupoli.

I Cavalieri

L’anno successivo (424 a.C.), con I Cavalieri (ancora primo premio alle Lenee), il poeta sferra un rovente attacco contro Cleone, sostenitore della guerra, affrontando direttamente la questione del potere politico.

Le Nuvole

Le Nuvole, del 423 a.C., è una satira della nuova filosofia e dei nuovi metodi di educazione; Aristofane attacca i sofisti e Socrate, confuso per uno di loro. La commedia, rappresentata alle Feste Dionisie, non ebbe il successo sperato e Aristofane la rimaneggiò in vista di una replica che non avvenne mai. A noi, però, è giunta proprio questa seconda stesura e non la versione originale andata in scena.

Proagone - Le Vespe

Il Proagone (primo premio alle Lenee), andata perduta, forse era di argomento letterario e fu presentata nel 422 a.C., nello stesso anno de "Le Vespe", che invece era una critica al sistema giudiziario vigente ed una parodia della passione tipicamente ateniese per le liti giudiziarie.

La Pace

Con La Pace, rappresentata nel 421 a.C., Aristofane esorta le città del Peloponneso a deporre gli antichi odi e le vecchie inimicizie ed a scegliere la concordia. Si narra del viaggio di un contadino, Trigeo, che libera la Pace imprigionata in una grotta.

"Anfiarao" - "Uccelli"

Dopo questa commedia c’è un lungo silenzio, fino al 414 quando Aristofane rappresenta due commedie: l’Anfiarao, andata perduta, e gli Uccelli (secondo premio alle Dionisie), dove si ricostruisce l’immagine di un fantastico regno degli uccelli fondato da due ateniesi che riescono a sostituirsi agli dei nel governo del mondo.

Lisistrata

Nel 411 a.C. Aristofane rappresenta ancora due commedie, entrambe con protagoniste le donne. La "Lisistrata" (forse scritta nel 412 a.C.) è l’ultima grande commedia sulla pace e la maggiore testimonianza riguardante il problema del riscatto femminile: nella Grecia, distrutta e logorata dalla guerra, le donne ricattano gli uomini attuando lo sciopero delle prestazioni sessuali.

La festa delle donne (Tesmoforiazuse)

Anche ne "La festa delle donne" (Tesmoforiazuse), rappresentata nelle grandi Dionisie del 411 a.C., Aristofane conferma il proprio interesse per i problemi riguardanti l’emancipazione femminile. Qui è preso di mira, come in altre occasioni, il poeta tragico Euripide, accusato di misoginia e che tante volte aveva messo in scena l’aspetto peggiore delle donne.

Le Rane

Prendendo spunto dalla morte di Euripide avvenuta nel 406 a.C., Aristofane affronta ancora il problema della politicità della cultura con "LE RANE", rappresentate sotto il nome di Filonide, ottenendo ancora una volta il primo premio alle Lenee del 405 a.C.. Dioniso, sceso nell’Ade per riportare in vita Euripide, cambia idea e gli preferisce Eschilo per la sua tempra di poeta civile. Grazie al successo ottenuto con questa commedia, Aristofane è insignito dell’olivo sacro quale cittadino benemerito e riceve l’onore, caso unico nella storia della commedia attica, di una seconda rappresentazione nelle successive Dionisie.

Le donne al Parlamento (Ecclesiazuse)

Partendo dalle tematiche della Lisistrata, nell’Ecclesiazuse (Le donne al Parlamento), rappresentata nelle Lenee del 392 a.C., sotto l’arcontato di Demostrato, si sviluppa l’ipotesi di un potere nelle mani delle donne, che si realizzerebbe nell’abolizione della proprietà privata, anche e soprattutto, sessuale. Aristofane avverte il tramonto del suo mondo politico e sociale e stenta ad arrendersi alla nuova realtà; forse nelle donne vede l’ultima garanzia di conservatorismo. Il tono del poeta ora è cambiato forse proprio a causa della nuova situazione politica ateniese, dell’alternanza di vittorie e sconfitte, della stanchezza per i tanti disastri ancora vivi e sentiti nel 392 a.C..
Aristofane sembra aver perso il mordente che lo caratterizza e non riesce a sfruttare al meglio situazioni e personaggi che pure erano degni di migliore fortuna: anche il riso che suscita non è quello scrosciante di sempre.

Pluto

Nell’ultima commedia pervenutaci, il Pluto del 388 a.C., il poeta sogna un’utopica ridistribuzione della ricchezza secondo canoni etici. Nella commedia, infatti, a Pluto, dio della ricchezza e che da cieco arricchiva spesso e volentieri i malvagi, è restituita la vista.

Eolosicone

L’Eolosicone del 385 a.C. è l’ultima commedia di Aristofane di cui abbiamo notizia e fu rappresentata sotto il nome del figlio Araros.

Giudizio

In un’epoca in cui la commedia non ha ancora lo scopo di moralizzare i costumi, Aristofane ride e fa ridere di tutto, delle cose umane e di quelle divine, avendo soprattutto lo scopo di far divertire gli spettatori.

Aristofane fa satira politica e ciò piaceva molto ai cittadini che capivano subito le allusioni che si trovavano nella commedia. Egli se la piglia soprattutto con Cleone, successore di Pericle, non si sa bene se perché prendesse posizione politica o soltanto perché quel personaggio era un politico: i più propendono per la seconda ipotesi. Non dimentichiamo, però, che il poeta, pur non prendendo parte alla vita politica attiva, non fu estraneo ed indifferente ad essa. In ogni modo Cleone è attaccato da Aristofane ne "I Babilonesi", ne " Gli Acarnesi" e soprattutto ne "I Cavalieri".

Aristofane fa satira culturale. Egli è un tenace e convinto ammiratore di Eschilo che preferisce ad Euripide. E questi non si salva dagli attacchi che il poeta gli lancia soprattutto nelle Rane, ma anche negli Acarnesi e dovunque ne trova l’occasione.

Aristofane fa satira sociale e critica il sistema giudiziario, la mania ateniese dei processi (nel “Le Vespe”), i metodi di educazione (ne “I Banchettanti”), la nuova filosofia (nel “Le Nuvole”).

Aristofane, però, è indubbiamente un grandissimo commediografo, buono per ogni tempo. Nonostante in scena troviamo personaggi e situazioni dell’epoca, il poeta ci trascina in ogni caso alla risata, smentendo il luogo comune secondo cui Aristofane si può leggere solo come uomo del suo tempo. La sua comicità è così universale che lo spettatore moderno non ha bisogno di conoscenze storiche per ridere di gusto.

Tanti sono i miti da sfatare, a proposito di Aristofane.
Antifemminista? Nella Lisistrata, il personaggio femminile, pur se non approfondito, è pervaso di una simpatia umana e di una femminilità accattivante raramente riscontrabile nell’antichità. Certo nelle altre non risparmia strali al gentil sesso, ma dagli stessi strali, d’altra parte, non si salvano neppure gli uomini.
Pacifista per vigliaccheria? Difficile crederlo! Non credo! Aristofane auspica la pace fra i Greci, lotta contro le guerre fratricide che altro non fanno che portare la Grecia verso la rovina. Egli dimostra di aver capito che i veri nemici sono quelli esterni, fuori dei confini, che come avvoltoi aspettano solo l’occasione favorevole per piombare loro addosso, impossessarsi della terra, della cultura e della civiltà. Le sue previsioni puntualmente si avvereranno e le legioni romane invaderanno la sua patria. In verità Aristofane pensava ai Persiani, ma forse solo perché allora Roma era troppo piccola e lontana per essere presa in considerazione.

E ancora possiamo chiederci: quali sono i valori di Aristofane? Scrive davvero solo per far ridere? Il poeta è sicuramente un conservatore, avverso alla nuova filosofia dei sofisti, che vagheggia il passato proprio per contestare la corruzione del suo tempo. Dietro la sua risata possiamo leggere un giudizio etico che è anche il segno di un amore profondo per la sua città. Egli è deluso dal presente e cerca di fuggire verso un mondo magico, fantastico, dove attraverso la comicità, vengono espressi valori concreti: desiderio di pace, gioia di viveri, la bellezza della natura. Aristofane, è chiaro, non ha più fiducia negli uomini, che sembrano aver perso il lume della ragione, ed è sempre più scettico sul loro rinsavimento. Con amarezza, quindi, si vede costretto a sperare nelle donne, illudendosi che esse possano avere il buon senso per riuscire a salvare quel che resta di un mondo che va a rotoli (tema, come si vede, da sempre attuale).

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