Lucano

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LUCANO

Il rivoluzionario dell’epica

30 APRILE 65: Marco Anneo Lucano riceve da Nerone l'ordine di uccidersi … nello stesso anno ciò capiterà ad Anneo Seneca ed Anneo Novato; l'anno seguente sarà la volta di Anneo Mela, padre di Lucano. Tutti morti per lo stesso motivo: la congiura dei Pisoni contro Nerone. E questi stermina totalmente la gens Annea che fino a poco tempo prima gli aveva dato amici ed aiutanti. Non si è sicuri che Lucio Anneo Seneca abbia partecipato a questa congiura, ma di Lucano si è certi, e la sua morte non è che l'ultimo atto dei tempestosi rapporti tra i due giovani, quasi coetanei. Il giovane poeta prometteva ai quattro venti la testa di Nerone, spinto certamente da un profondo odio verso il tiranno. Ma non era stato sempre così, anzi un tempo i due erano amici; infatti l'imperatore lo aveva richiamato dal luogo dove il poeta si era isolato e lo aveva posto nel numero dei suoi amici intimi. Questo stato di grazia, però, non durò a lungo. Lucano infatti non perdonò mai all'imperatore il fatto che questi un giorno era uscito dalla stanza mentre egli recitava alcuni versi; da quel momento gli atti provocatori si susseguirono a catena ed il poeta giunse perfino a scrivere una lettera diffamatoria in cui maltrattava Nerone ed i suoi amici più potenti.

Nerone, pure egli poeta, anche se non di eccelsa levatura come si può notare in frammenti rimasti di suoi lavori, forse per invidia o forse per altro, gli aveva proibito di leggere pubblicamente i propri versi. Allora l'odio si trasferì dalla letteratura alla politica e Lucano partecipò alla congiura dei Pisoni. Denunciato, fu arrestato e condannato a morte. Una volta scoperta la congiura, la costanza e il fanatismo, che avevano accompagnato il poeta quando parlava bene degli uccisori dei tiranni, sparirono; egli si abbassò alle più umili preghiere per salvare la pelle e fece il nome dei suoi complici fra cui, innocente, la madre. Questo fattaccio getta un'ombra di disonore sulla figura del poeta; viene da chiedersi, però, se ciò sia vero o non sia nient'altro che un'invenzione di Nerone, matricida anch'egli. Resterà un mistero!

Ricevuto, poi, l'ordine di scegliersi la morte che desiderava, Lucano preferì quella che era di moda ai suoi tempi: morte per dissanguamento per taglio delle vene. Così dapprima banchettò lautamente, poi porse le braccia al medico perché gli aprisse le vene e, recitando quei versi che Nerone gli aveva proibito di leggere in pubblico, moriva all'età di 25 anni.

Vita

Lucano era nato a Cordova il 3 novembre 39. Portato piccolissimo a Roma dal padre, un ricco cavaliere fratello del filosofo Lucio Anneo Seneca, ricevette nella capitale un'accurata educazione; frequentò con particolare successo la scuola di retorica ed ebbe a maestro di filosofia lo stoico Anneo Cornuto che, insieme allo zio Seneca, ebbe un'influenza determinante sulla sua formazione storica. Nel 59 Nerone lo richiamò da Atene, dove stava perfezionando la sua formazione letteraria, e lo ammise nella ristretta cerchia dei suoi intimi, nominandolo anche questore e augure. Nel 60 sposò l'illustre Polla Argentaria; nel 62 vinse con un carme in lode di Nerone (Laudes Neronis) le gare poetiche bandite dall'imperatore, e nello stesso anno o nel seguente cominciò la pubblicazione di alcuni libri del poema cui andava attendendo sulla guerra civile tra Cesare e Pompeo. Ma presto s'inimicò, per incerte ragioni, l'imperatore e gli fu proibito di recitare in pubblico le sue composizioni. Aderì alla congiura antineroniana di Pisone e alla sua scoperta fu costretto a togliersi la vita, dopo aver dato prova di scarso eroismo.

Opere

Di Lucano l'unica opera superstite è il "Pharsalia" (propriamente "Bellum Civile"), un poema epico-storico. Morendo però lasciava anche un poema epico-mitologico (l'Iliaca), una tragedia (Medea), alcuni componimenti d'occasione, oltre ad epigrammi, discorsi ed epistole.

Passiamo rapidamente ad esaminare il Pharsalia. Questo è un tentativo alquanto ambizioso di contrapporre all'Eneide un poema che non fosse remoto e leggendario, cosparso di miti, bensì fosse radicato nella storia di Roma e magnificasse il Cesarismo. Poiché la sorte mutò, cambiò anche il piano dell'opera. Il poema è interrotto a metà del decimo libro e narra della guerra civile tra Cesare e Pompeo, dal passaggio del Rubicone fino all'arrivo di Giulio Cesare ad Alessandria. Qui il poema si interrompe bruscamente, forse però Lucano aveva intenzione di giungere fino alle idi di marzo. In quest'opera notiamo subito che Cesare e Pompeo sono simili, molto simili: entrambi ambiziosi, scatenano una guerra civile solo per giungere al potere. A questi l'autore contrappone la nobile figura di Catone Uticense, esaltato come stoico, repubblicano, patriota e per la purezza ed il rigore morale.

Giudizio

Non si può definire Lucano uno scrittore veramente storico perché la sua opera è suscitata dalla passione politica e dall'esigenza dell'arte. Egli è poeta soprattutto nelle orazioni, nelle quali, più che la fedeltà di cronista, è impegnata la sua abilità retorica. Egli ammira più gli ultimi sfortunati repubblicani, che trasforma in cavalieri di un ideale, campioni di libertà e di una guerra ormai perduta, che Giulio Cesare e Pompeo.

Certamente per il suo avvincente argomento l'opera era destinata ad una grande fortuna ed effettivamente ebbe subito successo; infatti in un ambiente retorico, essa apparve modello di eloquenza più che di poesia. Suscitò tuttavia anche dei dissensi e Petronio rimproverò all'autore la mancanza di elementi fantastici. Oggi l'opera è alquanto scaduta dopo aver goduto di una grandissima fama nel Medioevo quando lo stesso Petrarca si ispirò ad essa.

Ma cosa c'è di nuovo e di valido nell'opera di Lucano? Certamente la scelta della materia; infatti nessuno fino ad allora (e neanche in seguito qualcuno lo farà) aveva mai osato trattare la storia, e per di più storia recente, escludendo la mitologia ed inserendo l'orrido della magia. Ancor più grande novità è il modo di trattare la materia; il discorso infatti si muove su due piani: la rievocazione del passato ed il riferimento alle cose presenti.

Allora possiamo accordare stima e validità a Lucano, se non altro per il suo atto di coraggio, per il tentativo di una nuova epica, per essere stato il primo a tentare qualcosa che mai più nessuno avrà di coraggio di fare.


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