Cotidie moriemur

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-'''COTIDIE MORIEMUR''' 
-Spur Rasnal 1.11.2001 
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-Moriamo ogni giorno …. L’ho sempre saputo, ma solo adesso mi rendo conto di quello che significa. Muoio ogni giorno e non mi accorgo che come un novello Saturno divoro i miei figli. Muoio ogni giorno e non mi accorgo che come un serpente mi mordo la coda. Muoio ogni giorno e non capisco se devo gioire di questo continuo trascorrere del tempo o tremare inorridito per l’avvicinarsi dell’Orco. Non so gli altri … io muoio ogni giorno perché ogni giorno divoro il mio tempo, il mio passato, i miei ricordi. 
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-Non fossi figlio del glorioso popolo etrusco ora starei qui a tremare e maledire il tempo che passa. Non fossi figlio del mio popolo sarei triste e forse non aspetterei più l’ultimo giorno della morte, ma vi correrei incontro per evitare l’inutile tormento dell’attesa, quello che sarebbe l’inutilità della vita. Non fossi figlio del mio popolo ignorerei di avvicinarmi sempre di più a quello che ho distrutto, a quello che ho divorato senza accorgermene, in buona fede, senza volerlo. Ecco perché non sono triste per lo scorrere inesorabile del tempo, ecco perché non sono triste di morire ogni giorno … ogni giornata che passa mi avvicina di più a Larthia, ogni giorno mi avvicino al mio popolo, al mio mondo, al mio Dio … alla serenità! 
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-Muoio ogni giorno, ma credo che ormai sto arrivando alla fine di questo perire. Mi accorgo, infatti, di non ingoiare più niente, ma, proprio come Saturno vinto da Giove, comincio a vomitare quello che per tanto tempo ho continuato a mangiare, quello che distruggevo dopo averlo creato, rimanendo orfano di me stesso. E tornano i fantasmi del passato che danzano davanti ai miei occhi un orrido ballo e mi tormentano il cervello e mi schiacciano contro il futuro che diventa sempre più breve. 
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-È il dramma di chi ha sempre sbagliato, di chi non ha saputo cogliere nessuna delle occasioni della vita rimanendo solo con l’amarezza ed il dolore. Muoio di una lunga agonia perché questa è lo scorrere dei ricordi, il vuoto del presente, la paura del futuro. 
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-Perché all’improvviso emergono personaggi e situazioni che dovevano essere sepolte dall’oblio, dalla medicina del tempo? Non lo so! 
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-Soltanto so che ho voglia di dormire, dormire tanto, dormire sempre. Il sapere che poi mi attende il risveglio, però, mi fa passare la voglia di dormire ed allora apro gli occhi e non ho più sonno e non voglio addormentarmi: voglio restare sveglio, voglio restare solo con me stesso, senza che nessuno mi indichi cosa ho fatto, dove ho sbagliato, dove ho mancato. Nel cuore della notte il tempo scorre più lento, quasi si ferma e tu puoi vivere con i ricordi che non hai mai vissuto, con le illusioni che potevi avere. Vorrei che il sole non sorgesse mai e non essere così costretto a lasciare il letto … e quando mi accorgo di doverlo fare, vorrei che il treno non arrivasse mai a destinazione. Il viaggio, purtroppo, ha termine …. 
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-Muoio di tristezza per la mia compagna di banco di prima elementare che mi ha dimenticato più di sette lustri addietro ed io stesso credevo di aver dimenticato. Ma non era vero! Io l’avevo divorata insieme a tutta la classe, e poi come uno Zanni perennemente affamato avevo inghiottito tutta la scuola e poi anche l’Istituto e mangiato gli apostolini, i padri, i prefetti. Avevo, subito dopo, distrutto il liceo, ammazzato i professori e li avevo divorato insieme ai crisantemi del mio orto, mi ero rimpinzato delle mie poesie e dei miei studi, avevo ingoiato la mia cinquecento, il bar, me stesso … tutto. 
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-Non so più quante e quali colpe addossarmi per aver ucciso i miei ricordi, per non averli fatti nascere, per non averli saputo crescere. Ora vorrei farli rivivere con la fantasia, ma non è possibile … essi non sono miei, essi non mi appartengono, essi non esistono e noi siamo morti giorno dopo giorno. 
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-Non so cosa è la vita … essa probabilmente è solo un lungo morire; incominciamo a morire nello stesso momento in cui nasciamo perché cominciamo a consumare, come una candela accesa, il tempo che ci spetta, il tempo che Dio ci ha dato. Poi ci rendiamo conto che la candela si sta consumando troppo in fretta, anzi si è già consumata e ci è rimasto solo un mozzicone ed anche il tempo che avevamo si sta consumando, ce ne rimane poco, ancora qualche mese, qualche giorno, forse solo qualche ora ed allora ci accorgiamo che stiamo morendo. 
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-Ormai è troppo tardi: siamo morti per troppo tempo ed abbiamo appena il tempo per farci scorrere davanti agli occhi le tappe di questo lungo morire. E già non pensiamo alla vita perché non siamo mai stati vivi e non dobbiamo pensare alla morte perché non saremo mai morti. Quando si vive si muore, ma ci siamo, quando si muore o si rivive o non ci siamo. 
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-Cotidie moriemur o forse non muoio più! 
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-'''È di Rasce''' 
-http://lnx.pksoft.it/pkakira/albums/userpics/10002/anonimo_olevanese.jpg 
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-Anonimo Olevanese da piccolo osserva il mondo 
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-Vai a [[de interpellatione et desiderio]] 

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