L'ultimo regalo

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-'''L’ULTIMO REGALO''' 
-Città del sole, 6.1.2005 
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-Ora, paradossalmente, morendo mio padre mi ha fatto un ultimo regalo, il più grande, e con esso mi ha pure fatto conoscere i tanti doni che mi aveva fatto durante tutta una vita e che io non avevo apprezzato, non avevo capito. 
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-Se ne è andato all’improvviso, senza una parola, senza una raccomandazione, senza neppure un ultimo saluto … se ne è andato lassù, fra le stelle, le sole cose in cui, forse, credeva, o nel Paradiso di un Dio al quale si era riavvicinato negli ultimi tempi. Non lo so: so solo che quando penso a lui, la mia mente è rivolta sempre a qualcuno che sta bene, che non ha bisogno di niente, che non ha bisogno di nessuno, che non ha bisogno di me; anche le rare volte che mi viene in sogno, mi dà sempre l’idea di essere felice, di trovarsi in uno stato di grazia, sia fisica sia spirituale ... questa mi rincuora! 
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-È andato via in silenzio, senza strepiti, senza clamore, con dignità … e, come quando si recava al lavoro o quando doveva partire ed aveva paura di fare tardi, se ne è andato di mattina presto, quasi avesse intuito che il suo doveva essere un lungo viaggio. Ha risparmiato, a me ed agli altri, come sempre diceva di desiderare, ogni fastidio ed ogni dolore. L’avevo visto in discreta forma appena pochi giorni prima ed avevo pensato che poteva vivere almeno altri dieci anni … dieci giorni dopo, invece, era disteso sul suo letto, come quando andava a fargli visita ed egli era stanco di aspettarmi. Stavolta, però, non rispondeva al mio saluto e dentro la sua stanza c’era tanta gente che parlava in tono sommesso. Egli, però, si era addormentato, addormentato per sempre, immerso in un silenzio eterno. Se avesse potuto ancora parlare, sicuramente avrebbe detto: “Ora ho smesso di dare fastidio per sempre; ora fate quello che volete!” 
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-Ho preso il suo orologio che nessuno voleva. Qualcuno avrebbe voluto metterlo nella sua tomba … Sarebbe stata, però, un’azione inutile. Egli non ha più bisogno di un orologio, a lui non serve più contare i minuti, le ore, i giorni di un’eternità che spaventa. Non è questo, però, il regalo che egli mi ha fatto, non è un orologio che egli mi ha lasciato in dono, ma una grande eredità fatta di dignità e di fierezza. 
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-Egli è andato via allo stesso modo di un emigrante in cerca di un mondo e di una vita migliore nei quali, anche se voleva dimostrarsi scettico, in fondo, credeva. 
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-Era quasi ossessionato dall’idea di dare fastidio, temeva una lunga malattia che lo costringesse a letto … ha fregato pure la sorte! Più ci penso e più scopro la sua grandezza, più apprezzo la sua visione esiodea della vita. Non aveva avuto bisogno di andare a scuola né di studiare i classici per apprendere gli insegnamenti del grande poeta greco. Egli aveva imparato tutto dalla vita, una vita aspra, di duro lavoro, ma in ogni caso libera e dignitosa. 
-Per tutta la vita aveva vissuto come un novello Catone al quale lo accomunavano tante cose; per anni aveva seguito gli insegnamenti del grande Censore senza saperlo ed aveva messo in pratica consigli che non aveva mai sentito. Per ironia della sorte, poi, ha avuto malanni proprio quando ha voluto lasciare quella visione e quello stile di vita che solo i grandi sanno capire.  
-Per anni non ho apprezzato quel modo di vivere: lo ritenevo inferiore, quasi sintomatico di un’esistenza neppure degna di essere definita tale. Ora ho capito l’importanza del lavoro, di quel lavoro che ti rende libero e, in ogni caso, ti consente di vivere e… ti tiene in vita. Stranamente ora lavoro per ore e ore senza fermarmi mai oppure vorrei dormire sempre: due estremi che amo allo stesso modo. Bah! 
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-Ma penso ancora a mio padre … grazie a lui, io, come un novello Sisifo, ho sconfitto la morte. Non nego che negli ultimi tempi avevo stranamente paura della morte … non so se perché mi stavo attaccando troppo a questa vecchia Terra o per il timore di un futuro senza fine. Poi, di colpo, questa paura è scomparsa e la morte è tornata ad essere quella che era sempre stata per me: niente o la fine ovvia di un viaggio più o meno lungo. 
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-Ci voleva lui a farmelo capire o, meglio, a ricordarmelo. Ora so che posso raggiungerlo in qualsiasi momento senza rimpianti di sorta, seguendo l’insegnamento di quel grande imperatore: “'''prendere senza illusioni, lasciare senza rimpianti'''”. 
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-Chi sa perché mi viene in mente un episodio di alcuni decenni fa, che la mia mente sembrava aver cancellato… quella volta che mi portò ad uno sposalizio … andammo solo io e lui, ma non ricordo perché: forse mio fratello era troppo piccolo e la mamma doveva restare con lui. Ricordo bene il luogo dei festini, ma non più il tempo esatto … e neppure rammendo chi fossero gli sposi. Ricordo, però, che mio padre mi portò con lui e mi faceva mangiare tutti i dolci ed i confetti che desideravo e mi diceva solo di non bere il vino che mi offrivano … e che non volevo. 
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-E quella volta che attraversammo i binari a Battipaglia, prima che facessero il sottopassaggio? Il treno era lontanissimo, ma all’improvviso sopraggiunse veloce, come un mostro aggressivo, pronto a fare del male. Noi, però, fummo più lesti e ridemmo quasi a volerci fare beffe del mostro. 
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-Ora, forse, avrebbe voluto che io gli ricordassi almeno questi due episodi con la gratitudine di un olevanese doc … ed invece no!. Io non l’ho mai ringraziato per quello che faceva e che ha fatto. Egli, però, aveva una propria visione della vita: sobria, senza fronzoli, con la rettitudine di un Catone. Egli non appariva … era!  
-E ancora mi viene in mente quando volevo uscire dall’Istituto ed egli era là a chiedermi il perché, a farmi capire lo sbaglio che avrei commesso (e che avrei capito solo molti anni dopo); quando, poi, ne fui definitivamente espulso, egli (ignaro delle beghe pretesche) tentò una vana difesa del mio comportamento; quando Gerardo ed io incontrammo Ertenisio che ci disse: “Vostro padre è un signore”!  
-Non sono questi, però, questi i regali che egli mi ha fatto. 
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-Con la sua morte mi ha fatto capire che tutte le vite sono degne di essere vissute e che tutte si possono lasciare senza rimpianti ed ancora una volta, come non ebbe paura di parlare con gesuiti e francescani, non avrà timore di parlare con San Pietro o Radamanto per trovarmi un posto lassù… Ecco perché oggi non temo né la vita né la morte, ecco perché mi sento potente come un Papa o un re … o come un paria. 
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-Ed ancora una volta mi vengono in mente quegli episodi della mia infanzia, forse le uniche volte che mio padre mi portò con lui: altre occasioni di feste non credo ce ne siano state. Mi vengono in mente ora perché non gli aveva mai ricambiati quei momenti. Negli ultimi tempi, ogni volta che uscivo, mi chiedeva di portarlo con me e mi prometteva che non mi avrebbe dato fastidio, magari mi avrebbe aspettato in macchina. Ogni volta avevo un motivo o una scusa per negargli quel piccolo piacere. Eppure io sapevo io sapevo che lui non aveva bisogno di niente, che desiderava solo un poco del mio tempo, qualche parola … per dare un senso alla sua vita. 
-All’improvviso un giorno capii … così l’ultima volta che andai a fargli visita, fui io a chiedergli di accompagnarmi. Rispose che non voleva, che la sua presenza sarebbe stata solo un fastidio. Dovetti insistere. Al ritorno era evidente la sua felicità. Mi ripromisi di comportarmi così anche nel futuro, ma non ne ho avuto più l’occasione: dieci giorni dopo egli era partito, da solo, per il suo ultimo viaggio. 
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-Ecco un altro regalo: mi aveva voluto dare l’occasione per sdebitarmi, per non farmi avere il rimorso di non avergli esaudito un suo ultimo desiderio. Mi ha donato il coraggio per affrontare questo mondo e l’altro, la fierezza contadina, anche se tutto è condito di una tristezza senza fine perché la sua morte mi fa sentire ancora più solo! 
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-'''Lo disse il Tuscio''' 

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