Tatilleide pag. 2

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Quella sera nella camerata di Tatillo si notava una certa euforia: che era successo? Presto detto: erano arrivate le reclute. Già qualcuno pregustava le vessazioni cui sarebbero stati sottoposti i nuovi arrivati, altri erano pronti a infierire sui poveri malcapitati. <br /> Quella sera nella camerata di Tatillo si notava una certa euforia: che era successo? Presto detto: erano arrivate le reclute. Già qualcuno pregustava le vessazioni cui sarebbero stati sottoposti i nuovi arrivati, altri erano pronti a infierire sui poveri malcapitati. <br />
Una delle reclute ebbe assegnata la branda quasi vicino a Tatillo: questo significava che il nostro eroe sarebbe stato lasciato in pace, che altri avrebbero dovuto difendersi dalla prepotenza dei nonni. <br />La cosa, però, non era di interesse per Tatillo che si mise a dormire.<br />Anche il nuovo vicino di branda, di nome Antonino, (Tatillo in seguito scopri che era di Battipaglia), fattasi la branda, si infilò sotto le lenzuola e subito si addormentò, stanco com’era del lungo viaggio fatto per raggiungere il fronte.<br />Dopo qualche minuto un “nonno”, si avvicinò alla branda di Antonino e cominciò a scuoterlo dicendo: “Sveglia! Devi fare la branda al nonno!!<br />Il povero Antonino, ancora mezzo addormentato, scese dalla brande: era un omone alto circa un metro e ottantacinque, un vero armadio tutto muscoli. Stropicciandosi gli occhi disse al “nonno”, un cosino piccolo e macilento:<br />- Che c’è? Non ho capito niente! Cosa vuoi?<br />Alla vista di quel gigante, visibilmente impaurito e preoccupato per le conseguenze, il tizio diventò ancora più piccolo e sussurrò:<br />- No, niente! Volevo solo augurarti la buona notte! <br />- Bah! – disse Antonino risalendo sulla branda – Ce n'è di gente strana su questa terra! ... e riprese a dormire beato. Una delle reclute ebbe assegnata la branda quasi vicino a Tatillo: questo significava che il nostro eroe sarebbe stato lasciato in pace, che altri avrebbero dovuto difendersi dalla prepotenza dei nonni. <br />La cosa, però, non era di interesse per Tatillo che si mise a dormire.<br />Anche il nuovo vicino di branda, di nome Antonino, (Tatillo in seguito scopri che era di Battipaglia), fattasi la branda, si infilò sotto le lenzuola e subito si addormentò, stanco com’era del lungo viaggio fatto per raggiungere il fronte.<br />Dopo qualche minuto un “nonno”, si avvicinò alla branda di Antonino e cominciò a scuoterlo dicendo: “Sveglia! Devi fare la branda al nonno!!<br />Il povero Antonino, ancora mezzo addormentato, scese dalla brande: era un omone alto circa un metro e ottantacinque, un vero armadio tutto muscoli. Stropicciandosi gli occhi disse al “nonno”, un cosino piccolo e macilento:<br />- Che c’è? Non ho capito niente! Cosa vuoi?<br />Alla vista di quel gigante, visibilmente impaurito e preoccupato per le conseguenze, il tizio diventò ancora più piccolo e sussurrò:<br />- No, niente! Volevo solo augurarti la buona notte! <br />- Bah! – disse Antonino risalendo sulla branda – Ce n'è di gente strana su questa terra! ... e riprese a dormire beato.
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-== Una esercitazione == 
-Il battaglione di artiglieria cui apparteneva la batteria di Tatillo era impegnato in una importante esercitazione di tiro. Tutti gli artiglieri, dagli Ufficiali agli artiglieri semplici erano concentrati al massimo affinché le prove dessero risultati brillanti ed il comando fosse soddisfatto della loro operatività. Come in tutte le esercitazioni, anzi come in tutte le operazioni militari, la precisione e la prontezza nell’esecuzione degli ordini erano determinanti e sintomatiche di efficienza.<br />Ora avvenne che, durante l’esercitazione, arrivò nel poligono un Generale per assistere all’operato delle sue truppe e passare in rassegna il reggimento. Per accogliere l’alto Ufficiale, a tutte le batterie fu dato l’ordine di cessare il fuoco. Grande concitazione, ogni capo batteria, cominciando dalla prima, gridava ai suoi uomini il fatidico ordine.<br />- Prima Batteriaaaaa! …... Cessate il fuoco!<br />- Seconda Batteriaaaa! …. Cessate il fuoco!<br />- Terza Batteriaaaaa! …… Cessate il fuoco!<br />… e così via.<br />Quando arrivò il turno della batteria cui apparteneva Tatillo, il Capo Batteria, cadenzando le parole a modo suo urlò:<br />- Ottava Batteria! …. Cessate il ... (e dopo qualche secondo, con voce stentorea) '''FUOCOOOOOO'''!<br />… e dai pezzi partì una scarica di colpi. 
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Revisione 17:16, 13 Ott 2008

LA TATILLEIDE

ossia

LA GUERRA DI TATILLO


Pagina 2


Table of contents

I Saddoni

I Saddoni erano una vera istituzione delle Forze Armate, ma non sempre era facile distinguere il saddone vero da quello che fingeva. Il saddone, peraltro, era imprevedibile: a volte innocuo e triste, a volte esagitato e pericoloso, non di rado aggressivo e litigioso.
Che fosse un vero saddone o che fingeva di esserlo, il saddone lo riconoscevi a prima vista: con la mano sulla fronte, quasi a reggersi una testa china e troppo pesante, li sentivi proferire, tra sé e sé, scuotendo la testa, le frasi tipiche:
- A mme me fa mala a capa!
- Io tengo ‘e probblem!
- Io me ne aggia i 'a casa!
(A me fa male la testa! Io ho i problemi! Io me ne devo andare a casa! Traduzione di Ciccio la fetecchia).
La SAD (Sindrome Ansiosa Depressiva) era una delle cause di congedo; quando poi i saddoni litigavano con i commilitoni e magari li malmenavano, tale evento accelerava la pratica di congedo.
In caserma, così, capitava di vedere gente vagolare mestamente scuotendo la testa e bofonchiando le tipiche frasi: ‘A mme me fa male ‘a capa!
… e poi, come colpiti da improvviso vigore:
- A cchi aggia vatte? A cchi aggia vatte? [Chi devo picchiare? Chi devo picchiare? (per avere il congedo – nota di Runato ‘o Ciuccione)].
Tatillo incontrò tantissimi Saddoni, ma non sempre riusciva ad individuare quello vero da chi fingeva.

Casi di nonnismo

Il nonnismo era un fenomeno molto radicato nella caserma dove alloggiava Tatillo. Le povere reclute erano soggette ad ogni forma di vessazione, a volte vere e proprie umiliazioni.
Tra questi atti di prepotenza c’era:
- “fare la branda al nonno”, episodio molto noto anche ai profani, che consisteva nel costringere la reclutare a preparare la branda al militare anziano prossimo al congedo;
- “fare il cucù”. Il militare che doveva fare il cucù era costretto a salire su un armadietto e, lassù accovacciato, imitare appunto l’orologio a cucù;
- “fare il juke-box”. La recluta era rinchiusa in un armadietto e doveva cantare una canzone quando gli anziani di turno vi introducevano una monetina (come in un juke box);
- “pompare”. La recluta era costretta a fare flessioni sulle braccia quando gli anziani gli ordinavano di “pompare”.
Le punizioni per chi rifiutava di subire queste angherie erano:
- il “gavettone”, cioè un secchio d’acqua (o, nei casi più gravi, di urina) gettati addosso al malcapitato durante il sonno;
- il “lucido”, che consisteva nello svuotare (sempre durante il sonno) un tubetto di lucido da scarpe sulla testa del ribelle;
- il “dentifricio”, variante del lucido, nel quale si usava il dentifricio al posto del lucido (usato nei casi meno gravi);
- il “sacco” (che non era una punizione, ma, questa sì, una simpatica goliardia degna di un seminario) che consisteva nel piegare il lenzuolo in due a mo’ di sacco in modo che quando l’interessato andava a dormire non riusciva a stendere i piedi.
Tatillo non subì mai vessazioni da parte dei “nonni”, ma questo non significa che egli non fosse mai venuto in contrasto con gli anziani della caserma. In verità, dopo il primo scontro iniziale, Tatillo continuò a litigare con i “nonni”, ma solo per difendere le reclute ed i nuovi arrivati. Bisogna dire che, pur di difendere i più giovani o gli inferiori, Tatillo entrava in conflitto con tutti, compresi i propri superiori … in un’occasione fu addirittura vittima di un “autogavettone”.

Tatillo e l'Ufficiale medico

Tatillo cadde a terra colpito al piede da una scheggia o un corpo contundente … forse si trattava solo di una storta. Fortunatamente vicino c’era il maggiore medico che subito si precipitò a soccorrerlo, accompagnato dal fido infermiere. Preso in mano il piede destro di Tatillo, l’ufficiale cominciò a tastarlo, a muoverlo, a tocchettarlo, a scrutarlo con attenzione.
- A me sembra che non ci sono né ferite né lesioni o altro. Mi sembra tutto a posto – esclamò sollevato il medico.
- Dottore, il piede infortunato è l’altro – gli sussurrò nell’orecchio l’infermiere.
Il maggiore medico posò il piede destro di Tatillo per terra e prese il sinistro. Lo guardò con attenzione e con aria preoccupata esclamò:
- Secondo me è meglio se chiamiamo un dottore.
- Andiamo bene! – mormorò sconsolato il povero Tatillo

Tatillo e la crocerossina moribonda

Tutti i soldati erano schierati nel piazzale per attendere l’arrivo del Comandante dell’Armata in visita ufficiale. Oltre ai reparti combattenti, era schierata anche una rappresentanza della Croce Rossa.
Forse per il caldo eccessivo, forse per un improvviso calo di pressione, forse per altro, avvenne che una crocerossina della prima fila fu colta da malore. La ragazza, ovviamente, per evitare uno spettacolo di debolezza e per non creare eventuale scompiglio, prima di cadere per terra, facendo appello a tutte le sue forze, si portò verso l’ultima fila del suo reparto. La sua azione fu subito notata dall’ufficiale medico che si affrettò a prestarle soccorso, seguito da un infermiere e da Tatillo, comandanto per quel servizio.
La crocerossina era crollata per terra … L’Ufficiale medico e Tatillo cercavano di rianimarla, quando l’infermiere esclamò ridendo:
- Dottore! Mi sa che questa se ne muore! – e continuò a ridere.
- E ridi alla faccia di quell’anima candida che fa capolino in mezzo alla gambe – gli disse secco il medico.
- Come ha detto? – chiese l’infermiere sempre ridendo.
- Ridi in faccia a 'sto cazzo – gli sibilò Tatillo esasperato.

Richiesta di esonero

Durante il suo servizio in un ufficio, Tatillo si trovò ad affrontare una richiesta di esonero. Il cittadino si rivolgeva direttamente al Ministro per ottenere il beneficio.
Ecco la richiesta:
Signor Ministro,
mi permetta di prendere rispettosamente la libertà di esporvi quanto segue e di sollecitare per vostra benevolenza lo sforzo necessario al rapido disbrigo della pratica.
Sono in attesa della chiamata alle armi, ho 24 anni e sono sposato con una vedova di 44 anni la quale ha una figlia di ventidue anni.
Mio padre ha sposato tale figlia. Quindi, attualmente, mio padre e diventato mio genero in quanto ha sposato mia figlia. Inoltre mia figlia è diventata mia matrigna in quanto moglie di mio padre.
Lo scorso gennaio mia moglie ed io abbiamo avuto un figlio.
Costui è quindi diventato fratello della moglie di mio padre, quindi cognato di mio padre, ed inoltre mio zio, in quanto fratello della mia matrigna. Mio figlio è dunque mio zio.
La moglie di mio padre a Natale ha avuto un figlio che quindi è contemporaneamente mio fratello, in quanto figlio di mio padre, e mio nipote, in quanto figlio della figlia di mia moglie.
Iosono, quindi, fratello di mio nipote e, siccome il marito della madre di una persona è suo padre, risulta che io sono padre della figlia di mia moglie e fratello di suio figlio.
Quindi io sono mio nonno.
Spiegato ciò, signor Ministro, la prego di volermi concedere di essere esentato dal servizio militare in quanto la legge impedisce che padre, figlio e nipote prestino contemporaneamente il servio militare.
Fermamente convinto della vostra comprensione, la prego, Signor Ministro, di accettare i miei più distinti saluti.
Appena finito di leggere l'istanza, in preda ad una confusione mentale e ad un fortissimo mal di testa, Tatillo, senza chiedere pareri a chicchessia, preparò una lettera che esonerava l'interessato per:
"stato psichico instabile e preoccupante e turbe mentali aggravate da un clima familiare molto disturbante".
- Altro che saddoni - pensò Tatillo mentre portava la lettera alla firma.

Un Saddone

In caserma c’era un militare che era la disperazione di tutti. Indisciplinato ed incapace, con il profilo psicologico n. 4 (in una graduatoria da 1 a 4), era inadatto a qualsiasi incarico di responsabilità. Non potendolo congedare, gli era affidato sempre l’incarico di piantone. Alla grande incapacità, abbinava anche una sciatteria ed un disordine nella divisa e nella persona. Qualcuno diceva che era la pubblicità vivente della cacca. Un giorno, mentre era di piantone, non lasciò passare un militare che doveva andare in armeria per prendere le armi per montare di sentinella, anzi gli diede un pugno sul viso, facendolo sanguinare.
Appena il capo batteria (si era in un battaglione di artiglieria) lo seppe, arrivò per redarguirlo, ma quello si mise a gridare, chiedendo di essere messo a rapporto dal colonnello comandante di battaglione. Il capo batteria lo portò dal comandante di compagnia che, senza neppure domandare che era successo, lo portò dal Colonnello.
- Colonnello! C’è qui l’artigliere (*) che chiede di conferire!
- Fallo entrare!
L’artigliere si presentò e, prima di poter proferire parola, il comandante lo subissò di improperi e parolacce.
- Artigliere (*)! Adesso mi hai rotto il cazzo! Sei il peggior elemento di tutto il battaglione. Stai rompendo i coglioni a tutti quanti. Ma adesso basta … ora ti faccio un culo grosso quanto una capanna. Tatillo, vammi a prendere la scheda personale di questa testa di cazzo. Ah eccola… Bene! Da questo momento questo figlio di puttana non avrà più una licenza … anzi un permesso … ma che dico? Questo stronzo non andrà neppure in libera uscita fino a quando non diventerà il migliore elemento della sua batteria … anzi della compagnia … no, di tutto il reggimento. E la licenza gliela firmerò solo io! E adesso, brutta testa di cazzo, fila subito in cella di punizione, anzi in cella di rigore per cinque, no! Quindici giorni … Tatillo! Portalo subito dal barbiere e poi diritto in cella di rigore. E adesso ……. Fuoooriiiii!
L’artigliere non ha il tempo né il modo di dire una parola ... batte i tacchi, fa dietro front e, sempre accompagnao da Tatillo, esce dalla stanza.
Una volta fuori, si rivolge a Tatillo e gli dice:
- Tatì! Però … mi sono tolto la soddisfazione!

Autogavettone

Nella camerata di Tatillo arrivano nuove reclute. La prima sera il “nonno “ di turno, mette subito in chiaro su quelli che saranno gli avvenimenti della serata.
- Stasera devono fare la branda! Queste burbe devono scoppiare!
A sentirlo parlare, interviene Tatillo dall’alto della sua saggezza:
- Ma che cazzo dici? Lascia stare quel povero disgraziato. Proprio tu parli che non hai subito proprio niente perché c’è stato il nostro vicino di branda che ci ha sempre difeso?
L’altro, dimentico dei benefici avuti quando era lui una povera recluta spaurita, comincia a urlare contro Tatillo di fantomatiche vessazioni subite, di angherie e torti patiti.
- Attento a te! – conclude minaccioso verso Tatillo.
La recluta è lasciata in pace … ormai l’obiettivo è diventato Tatillo: è lui che deve essere punito per ristabilire l’ubbidienza, per dimostrare che non ci si può opporre ai nonni.
Tatillo, che non era fesso, intuisce tutto e decide di giocare d’anticipo. Poiché l’ora adatta per i gavettoni era verso le due e mezza, egli verso l’uno si alza e va a fare il dentifricio a colui che era stato scelto per fargli il gavettone. Il caso vuole, però, che mentre si rimette a letto, dal tubetto di dentifricio cade un poco di pasta e va a finire sul suo cuscino Risultato? ..: un vero e proprio auto-gavettone. I capelli di Tatillo si impiastrano di dentifricio al punto da costringerlo ad uno shampoo fuori programma. Arrivato nel bagno, Tatillo incontra la sua vittima e mentre si lavano i capelli con l’acqua ghiacciata, insieme imprecano contro quei bastardi che hanno osato tanto.
Da quel momento, però, Tatillo fu lasciato in pace e la recluta da lui protetta altrettanto.

Tatillo ed il permesso rifiutato

Un giorno Tatillo chiese un permesso per uscire dall’Ufficio con una mezzora di anticipo. Era convinto che non ci fosse nessun problema, ma, inopinatamente, fu convocato dal suo Capo Ufficio.
- Perché vuoi uscire in anticipo? – gli chiese l’Ufficiale.
- Ho un appuntamento con un Sottotenente per scrivere un articolo da inserire sul giornalino della caserma che uscirà a Santa Barbara! – rispose Tatillo con molto rispetto.
- I permessi conservali per cose importanti! – consigliò l’Ufficiale, ma il suo consiglio sembrava un diniego.
- Le cose importanti per me sono io a valutarle tali. – ribatté seccamente Tatillo – In ogni modo grazie per il consiglio e del permesso non ne ho più bisogno!
- Beh! Ormai l’ho firmato! – disse l’Ufficiale porgendogli il foglio.
- Si può sempre strappare! – concluse Tatillo fermo sugli attenti, mentre il Capo Ufficio rimaneva senza parole.


Tatillo comandante di compagnia

Tatillo, ormai promosso sul campo, si trova con due giovani Ufficiali ed una compagnia di militari da spostare dal piazzale fin dentro lo stadio. E’ sera tardi ed è buio pesto. Tatillo conosce bene il carattere dei suoi uomini, gente rude, rotta a tutte le fatiche ed i disagi e sicuramente poco incline a fare la marionetta. Il buio, poi, favorisce atteggiamenti che possiamo dire poco militari.
Quando uno degli Ufficiali ordinò a Tatillo di condurre la compagnia nello stadio, egli arringò così i militari:
- Guagliù! Camminammo senza fa burdèll e nun me facite ‘nguiatà! (Ragazzi! Camminiamo senza fare confusione e non mi fate arrabbiare – Traduzione di Totonno ‘o gnurante).
I militari cominciarono a muoversi in silenzio e, caso strano, pure con un certo ordine.
A quella vista l’Ufficiale si rivolse a Tatillo ed ai militari in modo molto contrariato:
- Ma che cazzo state facendo! E’ questo il modo di far marciare i militari? Compagniaaaaaa aaaaalt!
Tatillo non mosse ciglio, i militari si arrestarono!
Il giovane Ufficiale, credendosi un piccolo Napoleone, iniziò a fare sfoggio di arti militari:
- Compagniaaaaaaaa aaaaaaaattenti!
Qualcuno si mise sugli attenti, qualcuno, coperto dal buio non lo fece.
- Compagniaaaaaaaaaaaaa avanti maaaaaarsc!
I militari delle prime tre file (erano un centinaio in fila per tre) cominciarono a muoversi marciando in modo approssimativo; quelli delle file successive erano sicuramente meno marziali; seguiva gente che parlottava tra di loro, qualcuno, fumava, mentre dalle ultime file partivano gli sfottò tipo: “Vatténn, Reclutaaaa! Tièn ‘e cchiord!; qualcuno gli batteva la stecca, qualche altro lo fischiava, altri semplicemente parlavano tra loro …. e via di seguito.
Tatillo si avvicinò al giovane Ufficiale e gli sussurrò:
- Glielo avevo detto che non era il caso di essere troppo formale!
- Prendi il comando della compagnia e portala dentro lo stadio. Fai come meglio ti pare, basta che li fai smettere – bofonchiò l’ufficiale visibilmente imbarazzato.
Allora Tatillo si portò quasi al centro della colonna:
- Guagliù! Allora nun ce simmo capiti … Cammenamm e zitt … Nun me facite alluccà! Iamme! (Ragazzi! Allora non ci siamo capiti … Camminiamo e stiamo zitti. Non mi fate gridare! Andiamo! – Traduzione di Ciccio la Fetecchia)
I militari si rimisero in marcia, in silenzio e senza dare più fastidio, mentre l’Ufficiale, scornato, camminava con lo sguardo rivolto verso terra.


Un caso di nonnismo

Quella sera nella camerata di Tatillo si notava una certa euforia: che era successo? Presto detto: erano arrivate le reclute. Già qualcuno pregustava le vessazioni cui sarebbero stati sottoposti i nuovi arrivati, altri erano pronti a infierire sui poveri malcapitati.
Una delle reclute ebbe assegnata la branda quasi vicino a Tatillo: questo significava che il nostro eroe sarebbe stato lasciato in pace, che altri avrebbero dovuto difendersi dalla prepotenza dei nonni.
La cosa, però, non era di interesse per Tatillo che si mise a dormire.
Anche il nuovo vicino di branda, di nome Antonino, (Tatillo in seguito scopri che era di Battipaglia), fattasi la branda, si infilò sotto le lenzuola e subito si addormentò, stanco com’era del lungo viaggio fatto per raggiungere il fronte.
Dopo qualche minuto un “nonno”, si avvicinò alla branda di Antonino e cominciò a scuoterlo dicendo: “Sveglia! Devi fare la branda al nonno!!
Il povero Antonino, ancora mezzo addormentato, scese dalla brande: era un omone alto circa un metro e ottantacinque, un vero armadio tutto muscoli. Stropicciandosi gli occhi disse al “nonno”, un cosino piccolo e macilento:
- Che c’è? Non ho capito niente! Cosa vuoi?
Alla vista di quel gigante, visibilmente impaurito e preoccupato per le conseguenze, il tizio diventò ancora più piccolo e sussurrò:
- No, niente! Volevo solo augurarti la buona notte!
- Bah! – disse Antonino risalendo sulla branda – Ce n'è di gente strana su questa terra! ... e riprese a dormire beato.

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editus ab Anonimo Olevanese

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